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Multilinguismo Giornalistico

Philip Crowther è un giornalista dell' Associated Press che racconta la situazione attuale in Ucraina come corrispondente. Crowther non è noto solo come professionista dell'informazione. Pochi giorni fa ha condiviso sul suo profilo Twitter un video in cui lo si vede commentare la situazione ucraina in ben sei lingue - fluentemente.


Verrebbe da dire: wow, bravissimo!

Eppure, nonostante ammiri e anche invidi molto Crowther per queste sue abilità linguistiche, non mi fermerò a un "bravo".


Non sei bravo se tuo padre è inglese. Non sei bravo se tua madre è tedesca. Nemmeno se cresci in Lussemburgo, un piccolo stato con tre lingue ufficiali (lussemburghese, francese e tedesco).


Questa è, in parte, fortuna: nascere in un contesto familiare e sociale dove il multilinguismo può prosperare ed è stimolato. Bravi - sì, qui lo dico - i suoi genitori che immagino gli abbiano parlato nelle proprie lingue native fin da piccolo.


Da prendere d'esempio è il Lussemburgo, che offre ai bambini e ai giovani l'opportunità di utilizzare tutte e tre le lingue ufficiali del paese nel corso dei cicli di studio.


Non è da sottovalutare il fatto che la principale comunità non lussemburghese nel paese è quella portoghese, la cui lingua Crowther - guarda caso - conosce.


Saggia la scelta di Crowther di applicarsi anche nello spagnolo, una lingua parlata da 543 milioni di persone nel mondo e che gli consente di avere una 'copertura' di tre lingue germanische (inglese, tedesco, lussemburghese) e tre lingue romanze (francese, spagnolo, portoghese).


Però, ripensandoci, Crowther un "bravo" se lo merita proprio. Ha fatto delle proprie abilità linguistiche il suo punto di forza diventando un giornalista affermato in grado di offrire la propria professionalità a sei gruppi di parlanti diversi. E questa non è fortuna, questa è la vera abilità. Che forse è proprio il multilinguismo a offrirti: comprendere il mondo da più prospettive, avere voglia di conoscerlo, ricordarsi sempre che dietro a una lingua c'è una storia e una società e una cultura, e forse capire anche che non tutti hanno avuto la fortuna di nascere in una famiglia e in un contesto sociale che gli abbia permesso di avere la tua stessa visuale.


Quando ho iniziato a scrivere questo articolo non sapevo che sarebbe davvero iniziata una guerra in suolo ucraino. Mi sembrava impossibile, nel 2022, in Europa.


Lo dedico a chi subisce le guerre, non solo questa ultima tragicamente vicina a noi in Ucraina.


E stasera, data la situazione, il mio solito saluto a chiusura dell'articolo mi sembra poco adatto. Perciò chiudo con una citazione dello scrittore giapponese Haruki Murakami:


There's no war

that will end all wars.






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